Questo castello sembra proprio quello delle favole, arrampicato su una roccia, inespugnabile. Figuratevi che per i restauri hanno dovuto portare la gru…con l’elicottero! Le strade d’accesso erano troppo impervie e strette anche per dei mezzi di media grandezza.
Il castello di Rocca Sinibalda, a 70 chilometri da Roma, in provincia di Rieti, risale all’anno Mille. Nel XVI° secolo apparteneva ai Cesarini, che ne hanno affidato la ristrutturazione nientedimeno che al Peruzzi. Lo stesso architetto della Villa Farnesina e soprattutto della Fabbrica di San Pietro.
Peruzzi doveva confrontarsi con una nuova tecnologia bellica, dotata di armi da fuoco più perfezionate. Ma i Cesarini non volevano rinunciare al fasto che competeva al loro rango. E cosi’ Peruzzi ha creato un compromesso: un palazzo affrescato è compreso tra due strutture difensive, uno sperone e una coda, la cui pianta complessiva ha fatto pensare a un’aquila, l’emblema araldico dei Cesarini, concesso loro da Carlo V .
A Rocca Sinibalda c’è un raro esempio di nevera, dove si conservava la neve trasportata su carri coperti di paglia , in un cunicolo sotterraneo. Merce preziosissima in estate, per fare la “frutta in ghiaccio”, che noi oggi chiamiamo gelato. La piscina invece è moderna, è quella usata negli anni 60 da Peggy Guggenheim e dai poeti della Beat Generation.
Giuliano Cesarini non era una creatura gentile: quando il governatore di Roma ha voluto proibire ai nobili di portare le armi, lui per tutta risposta gli ha tagliato la mano. E’ stato lui a ordinare una parte degli affreschi, fregi manieristi e scene ispirate alle Metamorfosi di Ovidio.Più tardi Bril vi dipingerà i suoi tipici paesaggi selvaggi e non idealizzati.
Insomma, inerpicatevi anche voi per l’impervia stradina e sarete ricompensati dalla rivelazione di uno dei castelli più belli e meno noti del Lazio.