Sono stato a Milano e ho visitato la nuova sede della Fondazione Prada.

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E’ una vecchia distilleria che l’architetto Rem Koolhaas ha ristrutturato, aggiungendo tre nuovi edifici. Naturalmente tutto é molto sofisticato e sobrio, nello stile di Prada, ma non ho capito perché gli alberi sono quasi interrati. Se ne vede solo la chioma, il tronco é nascosto nel suolo. C’é forse una ragione legata alle condizioni preesistenti del sito, perché se invece l’architetto ha voluto manipolare gli alberi per farne un elemento funzionale al suo progetto, la trovo una cosa mostruosa.

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In uno spazio bellissimo, a vetrate, é esposta la mostra principale, Serial Classic, curata da Salvatore Settis. Sono tutte statue antiche, in gran parte copie romane di originali greci, che vengono dai più importanti musei del mondo. L’idea é ovvia per uno specialista ma sorprendente per il grande pubblico: greci e soprattutto romani ripetevano lo stesso capolavoro in molti  esemplari. Mentre per noi l’arte é caratterizzata dalla sua unicità, per gli antichi cio’ che contava era l’idea. La tale statua di Venere esprime idealmente un certo contenuto. Non é il suo valore formale, plastico, a contare, non é perché é stata fatta da quell’artista e quindi nessun’altra puo’ esserle uguale.  Il suo valore é concettuale e quel concetto é condiviso da molti che ne acquistano le copie.

Il genio non era quindi colui che esprimeva il suo mondo interiore, unico. Oggi tutti cercano l’autoritratto di Michelangelo nel Giudizio Universale ma quando Fidia oso’ rappresentarsi sullo scudo dell’Atena Parthenos, fu condannato per empietà.  L’artista era allora colui che sapeva meglio incarnare i valori comuni a tutti. Questi sono in età arcaica i valori della polis, poi in età classica quelli dell’essere umano e solo in età ellenistica diventano quelli dell’individuo, con l’irruzione, in particolare, dell’erotismo e del nudo femminile. Lo so, tutto questo é molto chiaro per chi già lo conosce  e incomprensibile per  gli altri.  Ma é un motivo in più per andare a vedere la mostra.

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Vi troverete per esempio il famoso Apollo di Kassel. Ma chi ci sarebbe mai andato a Kassel, per vederlo? Da anni io stesso lo ripeto “Apollo tipo Kassel”, ma dal vero non l’avevo mai visto. Ora Prada ci ha permesso di averlo in Italia. L’originale, probabilmente di bronzo, era una risposta al problema posto alla scultura del V° secolo, del come rappresentare una figura in movimento. Sebbene entrambi i piedi posino ancora a terra, le anche sono asimmetriche, generando, sul retro, una risposta delle natiche, delle quali una é più alta. Il corpo, da astrazione che era , ancora leggibile nel viso severo dalle palpebre pesanti, comincia a diventare un’entità organica, che obbedisce alle leggi della natura. Personalmente non é il nuovo che arriva, nel movimento, a interessarmi, ma quest’aria inscalfibile, sovrana, intatta dalle cure degli uomini, tratti che appartengono all’arte severa.

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La Venere accovacciata era all’origine una fontana. Riceve il getto d’acqua sulla schiena, con una mano rialza i capelli perché non si bagnino, il viso girato da un lato si rifletteva in uno specchio d’acqua (nella foto qui sotto é un esemplare più integro).

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Cosi’ accovacciata, con le carni copiose che si ripiegano, offriva diversi punti di vista allo sguardo concupiscente degli spettatori. I greci avevano ormai scoperto che c’era altro nel mondo, oltre a morire per la patria e l’impegno civile. C’era una cosa che si chiama Piacere.

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Per me la grande sorpresa é stata la Penelope del Museo di Theran. E’ una meraviglia, e non la conoscevo. Rappresenta Penelope che, interrotto il lavoro col fuso, é vinta dalla nostalgia per il marito lontano (nella foto qui sotto é una ricostruzione) , facendone cosi’ l’ icona della moglie greca fedele e amante.

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Il drappeggio é di un’eleganza suprema, con le cuciture ornamentali della manica e le pieghe fitte alla vita. Grafica, frontale, fatta per una visione bidimensionale come fosse un quadro, tutti elementi ancora iscritti nell’arte ionia del VI° secolo a.C.. Ma la mestizia  del personaggio, il ripiegamento interiore annunciano una novità che  appare col V°. La statua é stata trovata frammentaria a Persepolis e si suppone  sia stata intenzionalmente rotta nel corso della distruzione di Persepolis da parte di Alessandro Magno nel 330 a.C.

E’ una mostra importante, questa di Prada, curata da un grande studioso come Settis, e permette di riflettere su un legato prezioso del mondo greco al nostro: l’arte non é un “know how”, una tecnica seppure virtuosistica; l’arte é un pensiero nel quale tutti possiamo riconoscerci.