Lei ha detto che erano di Benozzo Gozzoli. Naturalmente non sapeva chi fosse e nemmeno le interessava. Lo ha sentito dire e ha capito che a noi, di lì fuori, quel nome piace. Innegabilmente, questa storia di aprire la Casa il 9 marzo é una gran seccatura. Una sceglie di diventare monaca di clausura per trascorrere la vita nella preghiera, nella pace, nell’isolamento, e ecco che il giorno della morte della Santa fondatrice bisogna aprire il monastero a centinaia di ficcanaso che fanno domande insulse, come impicciarsi dell’autore degli affreschi.

Tor de Specchi totale

La monaca che ho interpellato io il 9 marzo scorso, quando per la prima volta sono andato a vedere il Monastero di Tor dei Specchi, non aveva nessuna simpatia per noi, o, quantomeno, per me. Le ho chiesto in quante erano nel monastero e lei – da monaca improvvisamente divenuta Erinni – ha gridato : « Molte, moltissime », e é andata via. Si capisce. A nessuno piace essere considerato uno specimen in  via d’estinzione, peggio, una testimonianza incomprensibile di un mondo agli antipodi del nostro. La ricerca affannosa di un parcheggio, le grane di lavoro,  le pene d’amore sono ignote a quelle ormai pochissime donne che vivono volontariamente recluse nel monastero fondato nel 1433 da Santa Francesca Romana.

Tor de Specchi refett

Io c’ero andato appunto per gli affreschi e ho avuto delle bellissime sorprese. L’antico refettorio é dipinto con dei monocromi verdi che rappresentano le angherie esercitate dal demonio sulla Santa. Le scene sono scandite da paraste dipinte, gli ambienti dove si svolgono le scene sono delle  scatole prospettiche molto grafiche, molto minerali, molto neutre. I personaggi non le abitano,  sono solo sovrapposti allo spazio.

Tor dei specchi dettaglio

In compenso il trattamento delle figure è più ricercato,  con certe citazioni di statue antiche (i demoni flagellano la Santa), l’attenzione ai drappeggi. Ma soprattutto vale il gusto del fumetto, della narrazione aneddotica. Adorabile è il draghetto con le sue ali innervate, come quelli di Paolo Uccello. Per i mostri e i demoni il repertorio è ancora quello del gotico internazionale, ma ingenuo anziché prezioso. Insomma, una delizia, tanto più che per la mia monaca, queste scene meditate tante volte, e a cui si limita il suo mondo, devono sembrare più reali dell’attesa interminabile del 492.