In questa storia il protagonista arriva alla fine, che é a sorpresa.

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C’era una volta un circo, che per i romani non era il posto di clowns e trapezisti   ma qualcosa di simile al nostro ippodromo, dove si svolgevano soprattutto le corse dei carri. Si chiamava Circo Variano e si trovava vicino a San Giovanni, dove oggi sono Piazza Lodi e vie adiacenti. Inutile cercarlo, quel poco che resta non é accessibile. In quel circo correva, guidando lui stesso il carro, il giovane imperatore Elagabalo.

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E’ probabile che usasse le corse all’interno di celebrazioni religiose, quelle di  un monoteismo importato dalla Siria, che cercava d’ imporre a Roma. Era una buona idea, perché ormai il politeismo non soddisfaceva più l’attesa spirituale dei fedeli e si andava verso un dio unico (come sapete, alla fine l’hanno trovato). Elagabalo é stato ucciso a diciannove anni e é un peccato, perché prometteva bene – nel senso di quelle che oggi si chiamerebbero le riforme –  malgrado certe stravaganze sessuali che in fondo erano soprattutto affari suoi.

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Al centro dei circhi c’era una spina, cioé un muro, non alto, disposto longitudinalmente ; i carri dovevano correrci intorno sette volte. Sul muro c’era un obelisco. E siamo arrivati, perché quest’obelisco ha una storia molto speciale. Chissà quante volte l’avete visto passeggiando, specie quando eravate giovani innamorati e andavate li’ dove si trova adesso. Pazienza, vi ho detto che la sorpresa arriva alla fine.

L’obelisco se ne stava al suo posto bello ritto anche dopo che l’Impero, lui, era crollato. Sino a quando arriva Totila,un re ostrogoto poco gentile. Nel 544 assedia Roma e nell’attesa di entrarci, poiché bisogna pur occuparsi, lui abbatte il nostro obelisco, che si fracassa in tre pezzi. Sono rimasti li’ per terra per secoli, ma ogni tanto qualcuno ci faceva un pensiero. Perché gli obelischi non sono monumenti qualsiasi ma simbolo di grandezza. Torna in mente il giudizioso avviso, se ricordo bene, di Longanesi : « Mi piacciono molto gli elefanti ma non ne vorrei uno in casa ». Appunto. Difficili da mettere in salotto, gli obelischi facevano invece un figurone nei giardini. Il nostro é stato allora comprato dai Barberini per metterlo ne loro giardino. Il progetto per il basamento é stato commissionato all’artista di famiglia, il Bernini.

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E lui, che aveva ritratto dal vero un elefantino, ha concepito una base a forma di elefante.

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No, non correte, non é per niente l’obelisco di piazza della Minerva. Lo so che é complicato, io lo capisco solo perché ogni giorno devo seguire i ragionamenti di mia madre, allora sono allenato. E’ un altro obelisco. Ma il disegno del Bernini sarà effettivamente poi utilizzato, riadattato, per l’elefantino della Minerva.
Non é finita. I Barberini non lo hanno mai fatto erigere. Un secolo dopo, Costanza Barberini, donna pia ma con uno scarso penchant per gli obelischi, si é detta che al papa Clemente XIV avrebbe fatto piacere un obelisco nuovo, e glielo regala. Immaginate la contentezza del papa ! Giustappunto si trovava la base della colonna Antonina che gli avanzava, visto che la colonna non c’é più. Due più due fa quattro e hanno deciso di montare l’obelisco del circo Variano sulla base della colonna Antonina e mettere il tutto nel cortile della Pigna.

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Avrebbe fatto un figurone, certo meglio, a mio avviso, della sfera di Pomodoro che c’é oggi. Ma anche li’ non se n’é fatto niente. Sino a quando – siamo quasi arrivati alla fine, coraggio – Pio VII decide di recuperare i frammenti e farli rimontare…al Pincio !

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E già, é l’obelisco che avete visto tante volte passeggiando per villa Borghese. Ho detto quasi finita, non finita. Resta l’epilogo a sorpesa.

L’obelisco aveva ritrovato dopo tredici secoli la posizione verticale e una bellissima sede. Purtroppo, agli inizi del milleottocento dei geroglifici incisi sulle quattro facce non si capiva un’acca. Sino a quando Champollion scopre il modo di decifrarli. Per decifrare i nostri, pero’, si é dovuto aspettare la fine del XIX° secolo. Perché questo é un obelisco romano e i testi non sono stati forniti da un istruito scriba egiziano, ma da uno romano che non sapeva nemmeno lui bene cosa stava scrivendo. Quindi ci si capisce si e no. Ma é apparso un nome : Antinoo.

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L’obelisco era dedicato a lui e si trovava nella villa dell’imperatore. E qui é risorta una storia celebre, tragica, commovente, anticovenzionale.

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Quella dell’amore dell’imperatore Adriano, cinquantenne, per un adolescente bellissimo di Bitinia, Antinoo. Il ragazzo muore nel Nilo alcuni anni dopo– suicida ? assassinato ? non si é mai saputo – e l’imperatore, filosofo, colto, onnipotente, é annientato dal dolore. V’invito a leggere le meravigliose pagine scritte da Marguerite Yourcenar sulla pedita della persona amata.
Grazie all’obelisco ormai sapevamo che, da qualche parte a Villa Adriana, doveva esserci stato un monumento dedicato a Antinoo. L’obelisco originarimente si trovava li’ e in seguito era stato prelevato da Caracalla o  Elagabalo per metterlo nel circo Variano. Ma il monumento, dov’era?

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Nel 2002 i resti di quel monumento, l’Antinoeion, sono stati trovati. Era proprio all’ingresso della villa, perché tutti i visitatori che raggiungevano l’imperatore potessero vederlo. L’obelisco era in centro.

Passeggiavo col mio nipotino di dieci anni al Pincio e, raggiunto l’obelisco, gli ho raccontato molto in breve la storia, terminando con Antinoo, senza insistere ma anche senza mentire. Lui, che é un bambino moderno, ha guardato l’obelisco e mi ha detto : « Zio, ma perché quel signore lo ha rotto ? Perché era barbaro ? »
Capite, sull’amore gay di Adriano nemmeno una piega, ma i monumenti non si toccano, sono patrimonio di tutti. Se no sei un barbaro. Come vedete, sono molto fiero di mio nipote.