E’ possibile che Ernesto Iacovacci fu Vincenzo abbia avuto un figlio. Se nel 1931 aveva un anno, oggi ne avrà ottantotto e é stato l’ultimo a abitare in quella casa. La Casa delle Terrecotte. Da Via delle Botteghe Oscure non si vedeva, perché nei secoli le erano cresciuti intorno palazzi più alti che l’avevano rinchiusa e nascosta. Bisognava attraversare l’oscuro arco dei Ginnasi e  si arrivava in quello che sembrava un cortile.

casa terracotte disegno buono                                                  

Lì si alzava una palazzina del Cinquecento a quattro piani che aveva la caratteristica unica a Roma di essere decorata da terrecotte.

Copia di casa terracotte 3 (2)                                      Copia di casa terrecotte medusa

 

Sui capitelli c’era una testa di Gorgone, che proveniva da un prototipo antico, forse trovato in uno dei templi della vicina Area Sacra. Il  fregio era decorato da terrificanti teste di arpie.

Copia di lastra fittile pzo Braschi

La lastra conservata a Palazzo Braschi é tutta annerita. Quella era detta la contrada del Calcarario (al punto che la vicina chiesa di Santa Lucia, oggi scomparsa, era detta in calcarario), c’erano cioè molte calcare, i forni dove i romani bruciavano i marmi antichi che prelevavano intorno. Dal teatro di Pompeo, dal teatro di Balbo, dai templi dell’Area Sacra… Li bruciavano per trasformarli in calce e con quella farsi  una casa.  Il fumo ha annerito l’arpia urlante della Casa delle Terrecotte, che urla d’orrore per tutti i capolavori antichi bruciati sotto i suoi occhi.  Meravigliosi festoni di frutta contornavano le finestre e in alto c’era un fregio con un thiaso marino, ripreso da qualche sarcofago. Insomma, con un materiale povero come la terracotta un uomo innamorato dell’antichità si era fatto una dimora non ricca ma meravigliosa.

Forse conosciamo il suo nome. Sappiamo che in quella zona, anzi, proprio in quel sito e forse esattamente in quella casa, viveva nel Cinquecento Guglielmo Della Porta, piombatore.

Piombo

Era succeduto a quel Sebastiano, detto per questo del Piombo, nella carica di piombatore del papa, colui cioè che creava i modelli per i sigilli di piombo dei documenti importanti della Chiesa. Guglielmo integrava le statue antiche, faceva statue lui stesso, anche dei medaglioni per la tomba di Paolo III. Ma non  lavoro’ molto. I piombatori erano pagati bene, 800 scudi l’anno, e Vasari dice che diventavano pigri.

Nel 1931 il figlio neonato di Ernesto Iacovacci fu Vincenzo dovette traslocare, perché  la Casa delle Terrecotte fu demolita.

Copia di casa Terracotte 1                                   Copia di casa terre ultimo

 

Il piano regolatore che voleva fare di Roma una città moderna impose la distruzione di case e monimenti per allargare Via delle Botteghe Oscure. Oggi della Casa delle Terrecotte non si saprebbe più niente se  Antonio Muñoz, allora Direttore delle Antichità e Belle Arti del Governatorato del Lazio, non avesse salvato i preziosi rilievi di terracotta. Strappava quello che poteva alle demolizioni, un soffitto dipinto qui, un balcone antico lì, e depositava tutto nei magazzini del Governatorato. In quei magazzini, da ottant’anni giace un cimitero di umili tesori. I grandi monumenti infatti furono salvati ( a volte smontati e rimontati più lontano), ma quelli minori perirono. In quel magazzino – chissà dov’é – giacciono dimenticate le testimonianze di quelle vite modeste che in genere non lasciano traccia. Grazie a Muñoz una traccia sopravvive. Un giorno, complice, chissà, un trasloco o un Sovrintendente coraggioso, torneranno alla luce.

Sappiamo dai registri del catasto che prima della demolizione, nella casa diventata condominio, coi panni stesi sulle antiche terrecotte,  viveva Ernesto Iacovacci fu Vincenzo. Se il figlio ottuagenario venisse portato da un nipote affettuoso a visitare il Museo di Roma, Palazzo Braschi, appena rifatto,  vedrebbe in un angolo dell’ultimo piano le terrecotte strappate alla casa del padre. Non se le potrebbe ricordare ma forse penserebbe con commozione, come é avvenuto a me, alle tante vite  che vi sono passate. Guglielmo il piombatore del papa, morto nel 1577,  poi ignoti borghesi, uno dei quali deve aver venduto una terracotta staccata e finita, derelitta e solinga, al Museo di Perugia. Sino a Ernesto Iacovacci fu Vincenzo. Gorgoni e arpie in realtà sorridono e ci tendono la mano, affinché il passato non sia sparito per sempre. Devo ricordarmi di nascondere uno spartito che mia zia copiò interamente a mano per me, in un tempo in cui non esistevano le fotocopie. Qualcuno, tra cinquecento anni, lo troverà, e allora toccherà a me sorridere.

La fonte per questo articolo é “La Casa delle Terrecotte alle Botteghe Oscure” di Ugo Giambelluca, Istituto Nazionale di Studi Romani, 2006