Nel 2000 a Grottaferrata viene ritrovata una tomba romana intatta, di età flavia. Vi erano sepolti una madre e suo figlio. Lei, Aebutia Quarta, aveva avuto due mariti e é morta intorno ai quarant’anni, che era la speranza di vita in età romana.  Il figlio Carvilio é morto prima di lei, a diciotto anni e tre mesi. Aveva una ferita al femore destro, una caduta forse, sarà morto di setticemia. Le ghirlande di fiori, per entrambi, erano composte da rose, viole e gigli. Sono morti d’estate. Pur essendo romani, non sono stati cremati, né inumati, mettendogli in bocca l’obolo destinato a Caronte perché li traghettasse nel mondo dei morti. No, i corpi sono stati sommariamente mummificati usando la mirra, perché Aebutia  era un’adepta del culto di Iside.

Quando le morì il figlio ragazzo lo strazio dev’ essere stato enorme. Lei ormai pensava di avercela fatta a salvarlo dalla morte che falciava i bambini prima dei dieci anni di vita. Allora avrà detto alla figlia avuta dal secondo marito, Balbina : « Lo vedi questo anello ? Quando muoio me lo devi mettere al dito ». E noi lo abbiamo ritrovato, intatto, duemila anni dopo.  Oggi é conservato al Museo archeologico di Palestrina.

L’anello é costituito da una verga d’oro che forma un castone ovale. In questo é inserita una gemma di cristallo di rocca, trasparentissimo, la cui superficie convessa produce un effetto di lente d’ingrandimento. Così possiamo riconoscere perfettamente il viso di Carvilio inciso in oro dietro la gemma di quarzo. L’anello non presenta tracce d’usura, la madre non l’ha mai portato in vita, se lo é conservato per quando  sarebbe andata a raggiungere il figlio.

Come al solito, la morte riguarda solo i vivi. Se Aebutia e Carvilio adesso passeggiano insieme, e ogni tanto lei gli grida di fare attenzione a correre in quel modo che poi vedi come ci vuole un niente che succede una tragedia, non deve importagliene niente che noi ci commuoviamo vedendo l’anello.  Ma io sono contento che Carvilio non sia scomparso del tutto e mi rinvii in realtà la mia immagine. E’ un fratello, anche lui venuto quaggiù chissà perché, senza nemmeno la scusa di una lunga vita per motivare il viaggio.  Severo, mesto, immagine torbida,  incerta tra l’essere quella di un giovane morto qui o vivo dall’altra parte.  Immagine fatta della materia di cui sono fatti i sogni. Buongiorno Carvilio. E sorridi un poco, no ? E’ una bella cosa essere stati tanto amati.